GLI INTENTI

Nella società occidentale il tema della morte è diventato sempre di più un argomento tabù. Nella nostra continua corsa viviamo come se fossimo immortali, ostacolati o dissuasi dal confrontarci con le grandi domande di senso che da sempre hanno accompagnato l’umanità. Semplicemente ne accantoniamo il pensiero perchè ci fa paura. Finché la morte non ci arriva in casa, attraverso un genitore, un parente o un amico malato terminale che ci pone la fatidica domanda: “Sto morendo?”. Una domanda a cui non abbiamo né il coraggio né gli strumenti per rispondere.

Le testimonianze di NDE (Esperienze di Premorte) raccontate da chi le ha provate in prima persona, possono diventare un importante supporto psicologico durante questo difficile momento, sia per chi sta morendo sia per i suoi cari. Possono rappresentare, come afferma Anna, infermiera intervistata nel mio documentario, “il simbolo di una terapia”, per preservare la dignità di chi se ne sta andando e non lasciarlo solo davanti all’angoscia dell’ignoto.

Sempre più oggetto di studio da parte di medici e scienziati, le NDE, per la loro incidenza, epidemiologia e caratteristiche cliniche, non possono più essere liquidate come fatti sporadici da relegare nel campo della psichiatria o della parapsicologia. Se anche escludiamo la natura mistica di queste esperienze, esse aprono un’interessante finestra sulla nostra mente, sulle sue infinite possibilità, non più indagabili solo con un approccio meramente fisico e meccanicistico, quale la scienza medica ha adoperato finora. Approccio che ha finito per portare la scienza a disinteressarsi completamente allo spirito del paziente, trattandolo come un corpo fisico, che, quando morente, è dimenticato negli ospedali, sottoposto a trattamenti sproporzionati, scartato quando non più curabile o interessante per la ricerca.

Alcuni di questi testimoni speciali mi hanno aperto la porta della loro casa e davanti a un ordinario caffè mi hanno raccontato le loro esperienze straordinarie che ho ripreso in video e raccolto nel mio documentario. Sopraffatti dall’accumulo dei nostri banali gesti quotidiani finiamo per banalizzare anche conversazioni e pensieri. Attraverso il rito semplice del caffè che di solito si offre a un ospite, ho voluto comunicare il messaggio che banale e straordinario possano convivere sempre nella vita di una persona e nel contatto con gli altri. Che siamo fatti di gesti semplici ma anche di una mente dalle infinite possibilità.

Ho compiuto un viaggio fisico, in auto e in treno attraverso l’Italia per andare a trovare queste persone e ascoltare le loro storie, ma anche e soprattutto ho intrapreso un viaggio profondamente emotivo.